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29/01/2006 Parrocchie di Ballabio Letta 20 volte SIAMO CAPACI A PERDONARE ? Prosegue la riflessione sul perdono «È UNA FOLLIA PERDONARE?» La famiglia, come ogni realtà umana, è anche il luogo dei conflitti. La vita di una coppia, come ogni vita sociale, è sottoposta quotidianamente a frizioni, tensioni a volte, banali ma anche a dissensi gravi. L'amore chiede il continuo dono di sé al coniuge, ai figli e ai parenti anche con il perdono. Ogni amore chiede pazienza. Ci si può amare e "discutere molto", nello stesso tempo. Cosa significa perdonare? Il perdono è certamente un atto di coraggio e di forza perché presuppone un lavoro su di sé: occorre lasciare il proprio odio - rancore. È confidare nelle possibilità di cambiare. È dare sempre un avvenire al proprio amore. Perdonare non è facile né naturale perché ogni litigio crea delle reazioni e il desiderio di vendetta abita anche in noi. Perdonare è un atto di "grazia", di fede. "L'uomo, tutto l'uomo è infatti una storia sacra perché è immagine di Dio" (P. de La Tour). Perdonare è un atto di carità, è la forma più alta dell'amore perché chiede il dono supremo di sé. Perdonare è un atto di speranza (cfr. Ger 29,11). Il perdono è il solo mezzo per vivere insieme e manifestare la libertà - verità dell'amore. Il termine perdono è mai compreso e spesso rifiutato anche perché ognuno assume più facilmente il ruolo di vittima. Perdonare e/o scusare? Il perdono nasce da una coscienza che riconosce il proprio peccato - colpa - ciò che è male ai "tuoi" occhi, non solo ai propri. Chiede il riconoscimento che il male è male e ha messo in pericolo la mia libertà (= la reazione ha offuscato la coscienza, la riflessione e la decisione). La scusa implica il mostrare le "circostanze attenuanti". E' ammettere la colpa, ma anche che tutto era condizionato. Il bambino nel chiedere perdono spesso dice: non lo farò più. E' ciò che dicevamo anche noi nelle formule penitenziali: prometto di non offenderti più. Che significa: mi impegno a non riprodurre le medesime situazioni che ci portano a rompere l'alleanza. Perdono e/o giustizia? Diceva il 1 gennaio 2002 Giovanni Paolo II: "Il perdono non si oppone in alcun modo alla giustizia, perché non si oppone alle esigenze di riparazione dell'ordine leso. Ma siccome la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta essa dovrà completarsi con il perdono che guarisce in profondità le ferite e i rapporti umani distrutti". Due persone si sposano forse per avere ragione l'uno sull'altro o per amarsi? Il perdono è reso visibile dal padre misericordioso. Giusto, ma senza cuore, è il figlio maggiore in Lc.15,11-32. Perdonare e/o dimenticare? La vita con l'usura del tempo, l'oblio, i momenti felici, insegna a dimenticare. Il ricordare sempre il male ci rende malati. Un padre del deserto diceva che più si prende in mano il fango più ci si sporca. Più si fa memoria del male ricevuto più si è a rischio di diventare poveri di cuore. Quando si perdona si vuole ricominciare. Il male resta sempre un male e la dimenticanza non lo rende più leggero. L'oblio non ripara il male, ma lo affossa. Perdonare è ricordare il male, è vivere l'umiliazione ricevuta. Chi offende non conosce il male che fa all'offeso. Perdonare è portare in sé, senza rancore, il male ricevuto. Si può perdonare l'imperdonabile? Il perdono è una follia che preghiamo ogni giorno: "rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Questo perché: - siamo chiamati a "essere perfetti come il Padre celeste che fa sorgere il sole sui buoni e Sui cattivi" (Mt 5,43-47) - il Padre è "ingiusto", secondo gli uomini (Mt 20,1-16) - l'origine del perdono è la certezza che io ho bisogno di essere perdonato. Noi siamo continuamente "giustificati" e questo ci conduce all'azione di grazia. II cammino del perdono. La richiesta di perdono non ha solo la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione. Ha atteggiamenti diversi. Secondo l'Evangelo (Mt.6,1-18) con un digiuno gioioso, un'elemosina nascosta e una preghiera silenziosa. Nella tradizione delta Chiesa molte sono le forme penitenziali: "gesti di riconciliazione, la sollecitudine per i poveri, l'esercizio e la difesa della giustizia e del diritto, la confessione delle colpe, la correzione fraterna, la revisione di vita, l'esame di coscienza, la direzione spirituale, l'accettazione delle sofferenze, la perseveranza nelle persecuzioni a causa della giustizia, il prendere la croce quotidiana e seguire Gesù" (ccc 1435). Vediamo di delineare un percorso che ci possa condurre alla celebrazione del Sacramento come "conversione". * Il perdono: una vittoria del cuore. Il peccato è "mormorare contro Dio e l'uomo". E' scoprire ciò che esce dal mio cuore (Mc 7,21-23). Il perdono è un atto di amore. E' coltivare la memoria del "tempo della giovinezza". Il cuore deve ri-cor-dare. * Il perdono: una parola che agisce, libera. Ogni litigio, fatto di atti che mortificano la parola (dopo una tensione è facile che nasca il mutismo oppure la risposta aspra e pungente), porta con sé la necessità di ricostruire il dialogo, ascolto e risposta nella pace. La conversione inizia col credere al Vangelo. * Il perdono: gesti di comunione. Noi diciamo spesso nella liturgia Kyrie eleison. La parola "pietà" contiene il termine elemosina. La pietà è condividere la povertà. Impariamo così a non rubare la vita come hanno fatto Adamo ed Eva. Nella povertà viviamo la carità. Con Cristo, nel deserto, impariamo a lottare contro il male, le sue seduzioni, il suo volerci separare dalla volontà del Padre. Riscopriamo il Battesimo che ci ha resi figli e fratelli. Scegliamo una vita pasquale. Partecipiamo con Lui alla lotta tra la vita e morte. Riscopriamo t'ascesi come formazione alla salita al monte della Trasfigurazione. * Il perdono è un amore esigente. Perdonare non è tollerare l'intollerabile. Prima di perdonare occorre "fare la verità", "venire alla luce". E questo lo rende un cammino lungo. Nel rito del matrimonio è chiesta agli sposi la responsabilità di essere fedeli per sempre e in tutto sapendo che ognuno vive una fragilità che non può garantire una amore assolutamente incondizionato. Perdonare è necessario per approfondire le "promesse" fatte al coniuge, a Dio e alla comunità. PER VOI IL PERDONO È DIFFICILE? Potreste voi perdonare tutto a vostra moglie e a vostro marito? Quale sarebbe il male più difficile da perdonare? Raccontatevi un momento di riconciliazione vissuto... C'è un perdono che voi attendete dall'altro? Quale passo della Scrittura meglio esprime la vostra concezione di perdono? ' Il Sacramento della Riconciliazione come si inserisce nel vostro cammino? E' linkabile In Comunità del 29/01/2006 in PDF |
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