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09/12/2007
Chiesa & dintorni
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I GIORNI DI GERUSALEMME”
La lettera di Natale alle famiglie del Cardinale Tettamanzi
Autore : Elena Bolognesi

«Carissimi, veramente l’amore di Dio è in mezzo a noi!». Comincia così la tradizionale lettera natalizia che l’Arcivescovo di Milano invia a tutte le famiglie della diocesi e che normalmente viene consegnata dai sacerdoti o da altre persone da loro incaricate in occasione delle benedizioni delle case. In questo trienno pastorale dedicato alla famiglia, il cardinale Tettamanzi invita la comunità diocesana ad un appassionata e perseverante contemplazione dei volti che l’amore di Dio assume nella nostra vita, in tutte le sue dimensioni.

In questa prospettiva, il Natale è un evento centrale perché in esso facciamo memoria del momento in cui il Verbo si è fatto carne: «Il Dio invisibile si è reso “visibile” agli occhi degli uomini. Lo vedono Maria e Giuseppe, la sua famiglia, lo vedono i pastori chiamati dagli angeli, lo riconoscono i Magi, venuti da oriente per adorarlo».

Quest’anno l’attenzione dell’Arcivescovo si sofferma sull’episodio di Gesù dodicenne tra i dottori, raccontato solo dall’evangelista Luca. Bisogna provare a mettersi in cammino con la Sacra Famiglia per scoprire che «i loro problemi, le loro domande, le loro preoccupazioni, le loro speranze e le loro gioie, sono come quelle che viviamo nelle nostre famiglie».

La lettera, che ha per titolo “I giorni di Gerusalemme”, distingue alcuni passaggi decisivi: il giorno della partenza, i giorni del pellegrinaggio, i giorni della festa, i giorni dell’angoscia, i giorni dei perché. Accanto al commento della narrazione evangelica, l’Arcivescovo non perde di vista la situazione concreta delle famiglie e della comunità cristiana in generale e ogni passaggio è calato nella vita quotidiana e nelle dinamiche tipiche che ciascuna famiglia vive: «Maria e Giuseppe hanno vissuto giorni di angoscia. Quale famiglia può evitarli?».

E ancora: «I figli crescono e vanno per la loro strada. Ma i genitori non sanno come accompagnarli: dobbiamo tenerli vicino o lasciarli andare? Dobbiamo esigere o tollerare? Dobbiamo difenderli, giustificarli, oppure aiutarli a capire i loro sbagli?».

Il desiderio che l’Arcivescovo esprime a conclusione della lettera, e che caratterizza anche gli ultimi due piani pastorali, èche «la vita di famiglia sia più bella, più fiduciosa, più aperta al futuro e alla Chiesa».


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