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12/03/2006
Parrocchie di Ballabio
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L'UOMO, SOGGETTO DEL LAVORO
Mercoledì 15 Marzo alle ore 21 il secondo incontro con Oggioni

Il lavoro umano, edificazione della persona e della società: a quali condizioni?

(Da : I cristiani nella città – Centro Ambrosiano). 4°

L'uomo, soggetto del lavoro.
Dentro le nuove coordinate socio-economiche, continuano ad essere fondamentali alcune acquisizioni della dottrina sociale della Chiesa radicate nel Vangelo.
In particolare, un concetto cardine è quello della priorità della dimensione soggettiva del lavoro che deve avere la preminenza su quella oggettiva, perché al centro del lavoro c'è l'uomo stesso che agisce, determinano la qualità e il valore del suo operato. Laddove questa priorità viene misconosciuta, si danno inevitabilmente antiche forme di alienazione, come il lavoro nero, minorile, sottopagato, ma anche nuove forme di alienazione come il super-lavoro o il lavoro-carriera che rubano spazio ad altre dimensioni della vita, il lavoro flessibile che genera una nuova precarietà, il lavoro modulare che determina gravi ripercussioni sulla vita familiare, i lavori che conducono a disgregare un'autentica comunità solidale a favore di processi di estraniazione reciproca.

Dipende ancora da questa dimensione soggettiva quanto si afferma sulla dignità inalienabile del lavoratore, la preminenza del lavoro sul capitale, pur in una logica di complementarità, la natura sociale del lavoro, il diritto al riposo festivo.

Così si legge nella Laborem exercens circa questi aspetti:

- Non c'è infatti alcun dubbio che il lavoro umano abbia un suo valore etico, il quale senza mezzi termini e direttamente rimane legato al fatto che colui che lo compie è una persona [...]. Indipendentemente dal lavoro che ogni uomo compie, e supponendo che esso costituisce uno scopo - alle volte molto impegnativo - del suo operare, questo scopo non possiede un significato definitivo per se stesso.
- Difatti, in ultima analisi, lo scopo del lavoro, in qualunque lavoro eseguito dall'uomo - fosse pure il lavoro più "di servizio", più monotono, nella scala del comune modo di valutazione, addirittura più emarginante - rimane sempre l'uomo stesso.

«Oggi più che mai lavorare è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri: è un fare qualcosa per qualcuno» e dunque laddove non si tiene in debito conto l'interrelazione tra capitale, lavoro, intelligenza, l'umana attività non può produrre i suoi frutti, e laddove non si tiene in conto la natura sociale e individuale del lavoro non lo si può adeguatamente tutelare.

Tramite il lavoro l'uomo conferma la sua disposizione originaria in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio e sollecitato a imprimere nel proprio operare l'impronta di Colui di cui è immagine.

L'importanza del lavoro finalizzato all'uomo stesso motiva l'importanza equivalente del riposo festivo, giorno da dedicare al culto divino, alle opere di misericordia e alla giusta distensione della mente e del corpo.

Nel riposo l'uomo rigenera se stesso nella componente spirituale e in quella fisica, dimensioni tramite le quali coltiva e custodisce la sua dignità di uomo. Il rispetto del giorno festivo per sé diviene anche impegno a non imporre ad altri un lavoro nel giorno di festa.

Il lavoro, diritto-dovere dell'uomo.
La centralità del lavoro per la vita dell'uomo motiva quanto espresso circa il diritto al lavoro da parte di tutti gli uomini, di qualsiasi condizione ed estrazione sociale.
Tramite il lavoro l'uomo può sostenersi, sostenere la propria famiglia e concorrere al bene comune della più grande famiglia umana.
L'occupabilità e la qualità della vita sono allora due valori importanti da difendere e promuovere per una tutela reale della dignità del lavoratore:

- Una società in cui il diritto al lavoro è vanificato «non può conseguire né la sua legittimazione etica, né la pace sociale»; in questo, un ruolo importante e una grave responsabilità spettano alle istituzioni, datori di lavoro indiretti, che devono orientare a livello nazionale e internazionale l'economia. Discende da questo punto l'impegno etico della politica di promuovere politiche del lavoro idonee e offrire l'accesso ad una formazione umana e tecnica, necessari per svolgere con competenza e profitto le mansioni richieste.

- Il lavoro è inoltre fondamentale per lo svolgersi della vita familiare; il rapporto vita familiare e lavoro deve essere particolarmente custodito perché il lavoro non rappresenti da un lato peso eccessivo per la famiglia, dall'altro non venga ad essa a mancare per difetto di equa distribuzione. In particolare, la dottrina sociale della Chiesa sottolinea l'esigenza di una riflessione e di un'azione a tutela del diritto della donna a poter lavorare senza necessariamente venir meno al suo ruolo in famiglia.
Se al lavoratore è da riconoscere una vera responsabilità professionale verso l'altro e la società nel suo complesso (il lavoro è uno dei principali contributi al bene comune), da parte dell'istituzione vanno adeguatamente riconosciuti anche i diritti del lavoro, specialmente al «giusto salario», quello in grado di soddisfare le necessità della propria persona, della propria famiglia, e a garantire, anche per mezzo dei sistemi di assicurazione sociale, il lavoratore nei suoi bisogni essenziali, inerenti all'ambito sanitario, antinfortunistico, pensionistico, assistenziale.Un salario è equo non se scaturisce da un accordo contrattuale soltanto, ma se permette il sostentamento del lavoratore in nome di una giustizia naturale che è superiore a un qualsiasi contratto.
Un altro diritto fondamentale è quello ad una qualità della vita dignitosa che può essere garantita sia dai modi con i quali i beni vengono prodotti, sia da un'equa distribuzione del reddito, perché tutti accedano a ciò che serve allo sviluppo e al perfezionamento della propria persona.

Il movimento operaio ha conquistato nel tempo il diritto allo sciopero come forma di ultimatum nei confronti dei datori di lavoro per ottenere il riconoscimento dei propri diritti. La Chiesa considera legittimo questo strumento di contestazione quando non vi siano alternative possibili, siano comunque garantiti i servizi essenziali, non sia usato per secondi fini e vissuto in modo non violento, come forma di rivendicazione pacifica dei propri diritti.
Il lavoro è da cogliersi inoltre come occasione ed attuazione di solidarietà; la presuppone e la suscita, in quanto esso esprime obiettivamente dialogo, comunanza, relazionalità.
Il lavoro non è mai realtà individuale; per questo, si richiede una cura adeguata per le forme associate in cui la dimensione interpersonale e sociale del lavoro è meglio valorizzata. I sindacati che, pur se non in forma esclusiva, hanno rappresentato storicamente l'azione associata dei lavoratori per la tutela dei propri diritti, si legittima secondo la Chiesa come ricerca della giustizia sociale e non innanzitutto come lotta di classe. Alla luce di questo, il sindacato può e deve essere da un lato luogo formativo per la coscienza del lavoratore e dall'altro stimolo per una corretta azione politica da parte delle realtà competenti.
L'attuale contesto globalizzato e frammentato pone nuove sfide anche al sindacato chiamato a ricercare nuovi strumenti di sensibilizzazione, di organizzazione del lavoro, di contrattazione, affinché venga affermata e difesa sul piano nazionale e internazionale l'inalienabile dignità dell'uomo


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