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25/04/2006
Dalla stampa locale
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LA "RIVOLUZIONE" ANNUNCIATA !
I Laici in pieno nella vita della Chiesa Cattolica
Autore : Chiara Zappa

[ Il Resegone del 21 Aprile 2006 ] Tre, quattro, anche cinque parrocchie guidate da un solo parroco, con l'aiuto di un "pool" di altri sacerdoti, religiosi, diaconi, laici. È la "rivoluzione" annunciata, dopo una lunga preparazione, dal cardinale Tettamanzi, durante la Messa Crismale del giovedì Santo.
«Di fronte alla gente del nostro tempo, a tutti -ha detto l'Arcivescovo - la Chiesa avverte la gravissima responsabilità di compiere la missione ricevuta dal suo Signore, ma insieme riconosce l'inadeguatezza dei mezzi di cui dispone. Di questa inadeguatezza sono segno anche la diminuzione e l'invecchiamento del clero». Ma «i momenti in cui avvertiamo più sproporzionata la nostra povertà - ha continuato Tettamanzi - sono i momenti in cui dobbiamo condividere con maggiore generosità, metterci a disposizione con più coraggiosa libertà, affidarci al Signore con più lieta audacia. Arroccarci sulle difensive, aggrapparci al poco che abbiamo perché basti almeno per pochi, rinchiudere l'orizzonte della missione all'ambito circoscritto dalle nostre possibilità sono forme di ingenuità e di miopia. Sono, anzi, segno di poca fede nel Signore e nella sua potenza».
Insomma, è ora di cambiare. E di non avere paura a guardare avanti. «Parafrasando il Vangelo, direi che abbiamo cercato non di mettere una toppa sul vestito vecchio, ma di scegliere invece un vestito nuovo», spiega il vicario episcopale della Zona 3 don Bruno Molinari, che è tra gli autori del documento 'Verso una nuova strategia pastorale per la Chiesa ambrosiana", presentato proprio dal Cardinale giovedì 13 aprile.
Allora, qua! è questa "nuova strategìa pastorale"? La riflessione su un rinnovamento trae origine dall'urgenza del nostro tempo, che anche la Zona di Lecco si troverà sempre più ad affrontare, cioè la carenza di sacerdoti. Per capire la situazione, pensi solo che quest'anno a giugno verranno ordinati 18 nuovi presbiteri, mentre annualmente, in media, lasciano il ministero attivo tra 50 e 60 preti. Ciò significa che, ogni anno, circa 40 parrocchie vedono venire meno un sacerdote. Che, nei casi di parrocchie piccole, può essere lo stesso parroco.

La premessa non sembra incoraggiante... È vero, in una proiezione a breve termine vediamo il venire meno di tante forze. Eppure questa innegabile urgenza deve anche essere letta in positivo. Si tratta infatti di un'occasione per un grande ripensamento della pastorale, che punta su una parrocchia più sciolta, più missionaria, più libera dal vincolo territoriale. In realtà le recenti decisioni non possono essere definite propriamente una "rivoluzione", visto che la nostra diocesi sta camminando da tempo su un percorso chiaro: quello della pastorale d'insieme e delle Unità pastorali. Oggi si tratta di fare un passo in più nella stessa direzione.
Il passo delle Comunità pastorali. Di che cosa si tratta?
In sintesi parliamo di parrocchie che si uniscono e vengono affidate a un solo parroco, coadiuvato dal cosiddetto "Direttivo pastorale": un gruppo di altri sacerdoti - dedicati magari a settori specifici, dai giovani alla famiglia - ma anche da religiosi, diaconi e laici, in certi casi a tempo pieno. Secondo forme anche diversificate, insomma, si rimescolerà l'attenzione pastorale su un territorio più ampio, in un lavoro di intensa e profonda comunione e collaborazione tra i sacerdoti.

Parliamo anche di una comunanza di vita?
In certi casi sarà così, anche per ottimizzare certi servizi logistici: banalmente, tutti i preti devono mangiare, e allora perché pensare ciascuno per sé? Ma una comunanza di vita permetterà anche una fraternità sacerdotale più intensa, anche se naturalmente non dovrà mai venire meno la paternità spiritale di ogni prete nei confronti della comunità a lui affidata.

I punti cardine di que­sta riforma sono la "missionarietà" e la "comunione": ce li può spiegare? Si parla di "missionarietà" perché il sacerdote non deve mai ridursi a essere un piccolo funzionario sul territorio, ma anche di "comunione", visto che oggi c'è il rischio di fare coltivare ai fedeli forme di campanilismo, autoreferenzialità e addirittura concorrenza. Ma le parrocchie non sono in concorrenza tra loro, al contrario lavorano tutte per lo stesso obiettivo. Il cardinale Tettamanzi usa dire, sulla falsariga della regola «Ama il prossimo tuo come te stesso», «Ama la parrocchia vicina come la tua», perché questo è un approccio che moltiplica il risultato: pensiamo a quante cose migliori si possono fare quando si lavora insieme! Si potrà strutturare una pastorale giovanile di respiro più ampio, o magari organizzare un corso fidanzati più curato... le opportunità sono infinite. Certo, bisognerà abituarsi a non avere tutto "sotto casa". Del resto oggi è così in tutti i settori: dalla scuola ai servizi sociali tutto è "spalmato" su un territorio più ampio, perché per la parrocchia sembra così strano?

La "nuova strategia" dà molta importanza al ruolo dei laici: quali spazi si apriranno per i fedeli?
A volte mi si muove l'obiezione, purtroppo non priva di una punta di verità, che «i sacerdoti parlano dei laici quando hanno bisogno, però poi vanno avanti per conto loro». Quest'ottica deve cambiare. Se è naturale che i sacerdoti manterranno tutti gli spazi di loro competenza, ci saranno molti altri settori necessariamente curati da laici, anche a tempo pieno. In una Comunità vasta, ad esempio, perché non pensare a un laico che viene assunto per seguire tutte le strutture e l'amministrazione? Ma la rete delle collaborazioni laicali deve andare oltre. Penso a lettori, opportunamente preparati, che possano anche dire due parole di commento sulle Scritture, e ministri straor J dinari dell'Eucarestia che distribuiscano la Comunione anche in assenza del sacerdote. La stessa custodia dei luoghi della comunità, in mano ai laici, potrebbe garantirne un'apertura più prolungata. C'è poi l'oratorio, il catechismo... Non a caso già esistono varie Scuole diocesane per operatori pastorali. Questo approccio, d' altra parte, non è certo di adesso, ma risale al Concilio, e oggi dobbiamo incamminarci su questa strada con decisione. Certo, serve gradualità e grande preparazione, ma la sfida non può essere rimandata.


[ Don Bruno Molinari - Vicario Episcopale Zona 3 Lecco ]

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