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09/08/2006
Parrocchie di Ballabio
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TUTTO QUEL CHE VI DIRÀ: IL NUOVO SLOGAN DELL' ORATORIO
E' il tema dell' Oratorio Invernale 2006/2007. Leggi la spiegazione del logo e dello slogan

È Maria, la Madre di Gesù, a darci le parole giuste per intitolare questo anno pastorale 2006-2007 negli Oratori.

Il tema è quello annunciato e proposto dall’Arcivescovo per il nuovo triennio pastorale di tutta la Chiesa ambrosiana ed è dedicato alla missione della famiglia a servizio del vangelo.

TUTTO QUEL CHE VI DIRÀ è l’oggetto di un ascolto, è l’indicazione di quel che c’è da fare dopo che si è deciso di ascoltare.

TUTTO QUEL CHE VI DIRÀ è ciò che ci basta per ritrovare gioia, speranza, entusiasmo nelle relazioni fra grandi e piccoli, fra genitori e figli, tra fratelli e nella comunità.

Cosa diremo ai ragazzi quando lanceremo il nostro slogan?

Diremo loro che «ci fu un matrimonio a Cana, una città della Galilea. C′era anche la madre di Gesù, e Gesù fu invitato alle nozze con i suoi discepoli…» (cfr. Giovanni 2, 1-11)
Racconteremo del primo segno miracoloso di Gesù, operato in presenza della sua famiglia (i suoi discepoli, sua madre).

A questo segno ne sono seguiti tanti altri… sino alla risurrezione e oltre, sino ad oggi. Ma quel segno, quel miracolo, è avvenuto perché dei servi hanno fatto esattamente quello che la madre di Gesù ha detto loro di fare: “tutto quel che vi dirà”.
Tutto quel che Gesù ha da dirci è il tesoro prezioso per le persone che si fidano di Lui.
Conoscere bene e completamente (tutto) il messaggio cristiano è condizione per essere felici, per impostare la vita sulla Parola che compie i nostri desideri, che ci svela la pienezza dell’amore di Dio in mezzo a noi.

E quel messaggio è promettente, non ancora tutto pronunciato (vi dirà, al futuro), per spingerci oltre il piccolo orizzonte presente.

Ascoltare bene ciò che Gesù dice presuppone la buona disponibilità a fare ciò che Lui dice.

La gioia di obbedire alla volontà di Dio è uno dei punti forti delle proposte educative di quest’anno pastorale. Nell’orazione all’inizio dell’assemblea liturgica della Festa della Santa Famiglia si legge: «insegna ai figli l’obbedienza che nasce dall’amore»: quest’anno inviteremo, tra l’altro, i ragazzi e gli adolescenti a riscoprire il valore dell’obbedienza in famiglia.
Un figlio che obbedisce ai suoi genitori, che capisce la fatica che papà e mamma ci mettono nell’educare, è, anche per questo, la “gioia” della casa, è il “vino nuovo” che trabocca dalle giare, è il “miracolo” della vita nuova che nasce dall’ascolto fedele della Parola di Dio.

Potranno i ragazzi comprendere “tutto quel che vi dirà”?

La risposta ci viene dal Vangelo: «In quel tempo, Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”». (Matteo 11, 25-27).

Ogni educatore chiamato a sostenere i genitori nel difficile compito dell’educazione – e dell’educazione alla fede – dei figli, sa che questi “piccoli” hanno tutte le potenzialità per accorgersi della bellezza del Vangelo e tutta la forza per invitare i più grandi a partecipare alla stessa gioia.

I ragazzi, se ben condotti, sanno mettersi in ascolto della Parola di Dio, sinceramente, e sanno anche accorgersi delle difficoltà che i più grandi hanno a mettersi in ascolto.

I ragazzi potranno e dovranno anche scoprire le qualità uniche dei più grandi, le loro risorse, le loro speranze.

Inviteremo gli adulti della comunità educante dell’Oratorio a fare altrettanto nei confronti dei più piccoli, in un ascolto sincero e organico che mette in luce ogni ombra e che dà nuovo “respiro” al dialogo fra le generazioni.

L’anno pastorale spinge dunque tanto i ragazzi quanto gli adulti a farsi “missionari” nella loro famiglia, con l’impegno di un vero e profondo ascolto della vita famigliare e del Vangelo.

La sfida è quella di vedere genitori e figli e fratelli impegnati a crescere fino ad avere lo stesso sguardo di Maria che vede – prima di altri – ciò che manca alla gioia di una famiglia e interviene perché la festa sia completa per lo sposo, per la sposa, per le loro famiglie...per l’intera comunità degli uomini rappresentata in quella scena nuziale.

“Tutto quel che vi dirà” è dunque l’oggetto. Ma qual è il verbo che regge questo slogan?

Il verbo “fate”, chiaramente espresso da Maria nel brano evangelico, nello slogan è invece lasciato sottinteso, quasi in sospeso. Così potrà essere preceduto idealmente anche dal verbo “ascoltate”, condizione di ogni agire maturo e consapevole.

Potrà infine essere coniugato con il verbo “comunicate” perché il messaggio del Vangelo si annuncia con la fattiva testimonianza di ogni membro della famiglia e, quindi, della comunità.

L’assenza apparente del verbo iniziale è dunque voluta per costruire un percorso di accompagnamento alla scoperta del “tutto” e del “nuovo” che sono dentro la “buona notizia” di Gesù.

La scritta, già spiegata nella parte dedicata allo slogan, traccia l’orizzonte del disegno, collocando così nel brano evangelico l’intreccio tra la comunità dell’Oratorio e la famiglia.

Lo sfondo della scritta rappresenta il miracolo di Cana: l’acqua che giunge nella giara di pietra ne esce, traboccante oltre l’orlo, mutata in vino. La gioia della festa nella comunità famigliare ed ecclesiale è donata dall’intervento di Maria, di Gesù e anche di coloro che servono, obbedendo a Gesù, portando generosamente ciò che hanno, anche se può sembrare inadeguato.

La famiglia, al centro dell’immagine, è quella disegnata da un bambino: è ideale (tutti sorridono, in posa), ma anche reale nei particolari della vita quotidiana (il fratello maggiore dispettoso “fa le corna” sul capo del più piccolo, un giocattolo compare, disordinato, ai piedi della foto, un braccio ingessato allude ai tanti piccoli incidenti domestici, ma anche alle “ferite” che talvolta solcano i legami famigliari…). Il movimento delle braccia di mamma e papà dice l’accoglienza e l’amore incondizionato, mentre quello delle braccia dei figli allude alle diverse “articolazioni” dell’unico affetto.

Il libro, è quello della parola di Dio: le parole, visibili come in filigrana, che escono dalle pagine, sono quelle di Giovanni 2, 1-11. Il Vangelo della famiglia contiene e sostiene ogni famiglia che ha gioia e slancio nell’ascoltarlo e nell’annunciarlo. Le pagine sono tante e da sfogliare: il cammino di ascolto è ampio e vario.

La folla, che converge verso il campanile o che da lì riparte, è la comunità cristiana intera che è chiamata al tempo stesso a mettersi in ascolto delle famiglie e, con loro, ad ascoltare la parola di Dio e a vivere la missione che ne riceve, a servizio delle persone e della società.

Il sole, acceso e luminoso, sta tra la famiglia e la comunità, reciproco scambio di relazioni, di aiuto, di comunicazione, di stima. E nella comune professione della fede che, convinta e stupita, continua a riconoscere che l’amore di Dio è in mezzo a noi!


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